Piazzale delle Corporazioni
Le raffigurazioni più eloquenti relative al trasporto, allo scarico e alle attività di misurazione del grano che si svolgevano a Ostia provengono dai mosaici del complesso del Piazzale delle Corporazioni.
Il vasto piazzale, aperto verso il Tevere, fu progettato e realizzato insieme al teatro in età augustea (probabilmente nel 18-17 a.C.) per iniziativa di Agrippa, genero e braccio destro dell’imperatore. In questa prima fase, il piazzale, ampio 107 x 78 m, era delimitato sui lati da un corridoio coperto con muri di fondo in opera reticolata e accessibile a nord, dal fiume, attraverso una serie di undici ingressi a pilastri. Il piazzale svolgeva in questa fase la funzione di porticus post scaenam, ovvero uno spazio in cui gli spettatori potevano passeggiare o sostare nell’intervallo tra le varie rappresentazioni che si tenevano nel teatro.
All’epoca di Claudio, il livello del piazzale venne rialzato e si costruì il primo, vero portico, costituito da un’unica fila di colonne laterizie. Come indicano i bolli laterizi, nell’età di Domiziano venne eretto il tempio centrale, innalzato su un alto podio e dotato di un pronao con due colonne corinzie marmoree. Resta tuttora sconosciuta la divinità titolare del culto; tra le ipotesi più accreditate, si devono segnalare quelle che lo attribuiscono a Pater Tiberinus oppure, sulla base di un’iscrizione reimpiegata nel teatro, a Vulcano. Ad Adriano si deve l’ultimo rialzamento di livello, probabilmente in connessione con la realizzazione del grande progetto edilizio che interessò il resto del quartiere compreso tra il Tevere e il Decumano. Gli interventi condotti in quest’epoca comportarono il raddoppiamento del portico, la chiusura degli ingressi sul lato nord e il rifacimento della decorazione musiva, che venne poi completamente rinnovata in epoca successiva. L’area centrale rimase invece sempre libera, adibita a giardino e ornata di statue onorarie di personaggi pubblici, dedicate dalle associazioni di mestiere operanti nell’ambito del commercio.
Ancora nel corso del II secolo d.C. si data il completo rifacimento dei pavimenti musivi del Piazzale delle Corporazioni, che si presentava ancora come un portico continuo suddiviso in più ambienti forse da partizioni lignee; gli attuali muretti che separano le stationes, in opera listata, sono infatti successivi ai mosaici e possono essere datati al III secolo d.C.
Le iscrizioni e le raffigurazioni dei mosaici, tutte strettamente legate al commercio, menzionano collegia ostiensi e portuensi, soprattutto di navicularii (armatori) e di negotiantes (commercianti) che arrivavano a Ostia, al seguito delle loro merci, da tutte le parti dell’Impero. Mentre in passato si riteneva che gli ambienti del portico fossero gli uffici di rappresentanza dei vari collegia e che quindi il piazzale costituisse una sorta di foro commerciale della città, oggi l’opinione prevalente è che esso abbia continuato a svolgere anche nel II e nel III secolo la funzione originaria di porticus post scaenam, e che le raffigurazioni musive siano il frutto di una sorta di sponsorship da parte dei vari collegia che, probabilmente in cambio di donazioni in denaro o del finanziamento degli spettacoli, ottenevano il diritto di porre nel portico il proprio marchio e, attraverso di esso, autopromuoversi.
Tra le raffigurazioni conservate sui mosaici del Piazzale delle Corporazioni, moltissime alludono al trasporto e alla misurazione del grano. Tra queste si possono in particolare ricordare:
Lato est
- statio 5: forse intitolata ai Mensores frumentarii, con rappresentazione di una figura maschile inginocchiata con il modio e il rutellum
- statio 7: raffigurazione di modio e rutellum
- statio 17: realizzata dai NAVICVLARI GVMMITANI (da Gummi, in Tunisia) DE SVO (a proprie spese), raffigura un modio, due spighe di grano e una nave
- statio 19: appartenente ai NAVICVLARI TVRRITANI (da Turris Libisonis, Porto Torres, in Sardegna) raffigura una nave
- statio 21: intitolata ai NAVICVLARI ET NEGOTIANTES KARALITANI (da Karalis, Cagliari, Sardegna) raffigura una nave e due modii
- statio 22: rappresentazione di un faro, quattro delfini e una spiga di grano
Lato nord
- statio 25: scena di trasbordo, forse riferibile al collegium dei saccarii
- statio 27: probabilmente intitolata ai Naviculari Alexandrini, raffigura il delta del Nilo, un ponte di barche, due miliari, due porte con trofei e due delfini
- statio 33: rappresentazione di modio con rutellum
- statio 34: reca una tra le iscrizioni più lunghe (NAVICVLARI CVRBITANI DE SVO | STATIO NAVICVLARIORVM FRVMENTARIORVM CLASSIS COMMODIANAE), dedicata dagli armatori di Curubis, in Tunisia, e rappresenta un modio
- statio 37 : reca l’iscrizione FISCVS FRVMENTARIVS VRBIS
- statio 38 : raffigura due modii, di cui uno con rutellum, accompagnati dall’iscrizione STATIO CLASSIS FRVMENTARIAE | PETRVS –
Lato ovest
- statio 47: raffigura due navi, delfini e due modii
- statio 53: rappresenta un modio e Nereide su ippocampo sotto due delfini
- statio 55: accanto all’iscrizione frammentaria- S[TATI?]O, è decorata da un modio con rutellum, da una nave e da un disegno geometrico
- statio 56: raffigura un modio con tre spighe
Il numero delle rappresentazioni presenti nel Piazzale delle Corporazioni ricollegabili al commercio del grano conferma al di là di ogni dubbio l’importanza che esso rivestiva nell’economia ostiense.