Un pranzo da Epagathus: i metallurgisti a banchetto

MetallurgistiR. Calza, I partecipanti del congresso dei metallurgisti davanti all'ingresso degli Horrea (Archivio Fotografico, Fondo R. Calza)

    Nell’ambito della valorizzazione dei beni culturali, da diversi anni si discute di quali attività i privati possano organizzare all’interno di un museo o di un’area archeologica per promuovere la sua conoscenza e contribuire agli ingenti costi di gestione. In questo ambito si oscilla tra l’atteggiamento cauto degli operatori culturali, preoccupati per la conservazione dei beni e per la natura delle richieste dei privati, e l’invito ad aprirsi a una mentalità manageriale, che sappia cogliere ogni occasione di promozione. Può sembrare un tema molto recente, iniziato con l’ingresso degli operatori privati nella gestione dei servizi aggiuntivi e con le modalità d’uso degli spazi introdotte nel Codice dei Beni Culturali, ma in realtà si tratta di temi già attuali all’inizio del Novecento.

    Un osservatorio privilegiato è costituto proprio dagli Scavi di Ostia. Al tempo della direzione di Guido Calza (tra il 1924 e il 1946), gli scavi ospitarono un certo numero di eventi privati, con forme di valorizzazione sorprendentemente attuali. Uno di questi eventi, riscoperto recentemente tra le carte d’archivio, si verificò il 26 maggio 1938 negli Horrea Epagathiana et Epaphroditiana, uno dei magazzini meglio conservati della città. Costruito nel II secolo d.C. per ospitare merci di valore, come suggerito dal doppio portone d’ingresso e dalle chiusure per accedere alle scale, era un edificio a pianta quadrangolare su almeno due livelli, con un cortile pavimentato a mosaico con al centro il simbolo solare della svastica (al momento coperto).

Restauro Horrea EpagathianaRestauro della facciata degli Horrea Epagathiana (1922-23)

La monumentale facciata in laterizi, con il timpano e l’iscrizione che ricorda il nome dei proprietari, fu rinvenuta in crollo durante gli scavi del 1922-1923 e ricostruita integrando i pezzi originali con parti nuove, ma indistinguibili, secondo i criteri allora suggeriti da Calza per il restauro dei monumenti. La sistemazione dell’edificio venne completata nel 1938-39 con il consolidamento di pavimenti e terrazze: gli scavi di Ostia acquisivano in questo modo uno spazio chiuso, in parte coperto, che evocava la monumentalità dei magazzini romani.

Mosaico Horrea EpagathianaMosaico nel cortile degli Horrea Epagathiana

    Non sorprende che Calza abbia deciso di accogliere qui il “cartello internazionale” (ossia il raggruppamento d’imprese) dell’industria metallurgica, con i rappresentanti di vari paesi. Sul Corriere della Sera del 24 maggio 1938 si legge:

 

«Si sono iniziate oggi le annunciate riunioni dei rappresentanti dei vari Cartelli Internazionali dell’industria metallurgica, convenuti a Roma e ospiti dell’Associazione fra gli industriali metallurgici italiani. Nelle riunioni, alle quali partecipano i maggiori esponenti dell’industria siderurgica mondiale e che dureranno fino al 26 corrente, si discute (…) di prendere accordi definitivi tra i gruppi europei e quelli americani della grande metallurgia».

 

    Insomma un vertice di rilevanza mondiale, che si scelse di nobilitare - almeno nell’ultima giornata - con una visita agli scavi di Ostia. È probabile che Calza abbia accompagnato gli illustri ospiti in una visita ai nuovi scavi per l’Esposizione Universale del 1942, iniziati nel febbraio precedente; dopo la visita gli ospiti raggiunsero gli Horrea, con l’ingresso decorato da festoni vegetali e da una tabula ansata riportante il nome della manifestazione (in latino).

Tavolata metallurgistiR. Calza, Si apparecchia la tavola per i metallurgisti negli Horrea Epagathiana (Archivio Fotografico, Fondo R. Calza)

Sotto i portici del cortile vennero allestite grandi tavolate, atte a ospitare una cinquantina di invitati. In latino era anche il menù che i congressisti trovarono a tavola, nel quale Epagathus in persona annunciava l’elenco delle prelibatezze presenti (di seguito tradotto in italiano):

Menù dei metallurgistiMenù del pranzo dei metallurgisti (Archivio Storico del Parco)

 Il commerciante Epagathus, augurando ogni bene e fortuna, allestisce questo banchetto per i Signori delle Officine Metallurgiche convenuti a Roma da tutto il mondo, nella sua casa di Ostia, il settimo dalle calende di giugno (=26 maggio) dell’anno 1938, 16° dal rinnovamento dei fasci.
 
Nel Termopolio sarà servito un aperitivo di gusto genuino.
 
A cena saranno serviti:
 
I) Crostini con fegatini di pollo
II) Pesce persico con salsa di tuorlo d’uovo, olio e succo di limone (= maionese) e patate al vapore
III) Galletto con piselli e fagiolini
IV) Crema densa di rosso d’uovo, zucchero e vino bianco (= zabaione)
V) Frutta
 
Vino di Frascati genuino
Chianti Classico Brolio di Ricasoli
Per il brindisi lo sceltissimo spumante Cinzano

 

    Come si vede, un menù pseudo-antico composto di pietanze moderne, che Calza e i suoi collaboratori si saranno divertiti a tradurre in latino per gli ospiti del banchetto. Nel menù si parla di un aperitivo al Termopolio, probabilmente il Thermopolium di via di Diana, uno dei più celebri di Ostia. Questa locanda era stata da poco restaurata, con la ricostruzione della volta, in occasione del V Congresso Nazionale di Studi Romani. I partecipanti del congresso avevano visitato gli scavi il 30 aprile 1938, vedendo in anteprima le pitture appena scoperte nelle Terme dei Sette Sapienti; Calza aveva concluso la visita proprio con un aperitivo al Thermopolium, con il catering del Caffè Remo Camilloni, all’epoca uno dei più noti di Roma. Per sistemare l’ambiente l’Istituto di Studi Romani aveva versato un contributo di 500 lire, oltre alle spese del rinfresco.

Buffet nel ThermopoliumBuffet allestito nel Thermopolium di via di Diana (1938)

    Questi pranzi nelle rovine, ancora oggi croce e delizia di molte aree archeologiche, possono sembrare iniziative spregiudicate o fuori luogo, ma si consideri che al tempo queste attività non erano regolate in modo specifico, e che Calza cercava in questo modo di acquisire le risorse necessarie al mantenimento o al miglioramento dell’area archeologica.

 

(Dario Daffara)

 

Per saperne di più:

 

  • Becatti, “Ostia, Horrea Epagathiana et Epaphroditiana e Horrea adiacenti a nord”, in NSc 1940, pp. 32-50 (https://www.ostia-antica.org/fulltext/nsc/nsc1940.pdf);
  • Calza, “Presentazione dei Sette Sapienti in un dipinto ostiense” in C. Galassi Paluzzi (a cura di), Atti del V Congresso Nazionale di Studi Romani, vol. I, 1939, pp. 99-108;
  • Daffara, “Dal Manzanarre al Reno, i viaggi e le conferenze di Guido Calza”, in Bollettino di archeologia online, 2024, in corso di stampa.